La localizzazione dello smart worker nel prisma della riforma fiscale

Di Nicolò Zanotti -

Il processo di diffusione dello smart working, soprattutto in quella parte del mercato caratterizzata da un’elevata digitalizzazione e dall’esecuzione della prestazione lavorativa oltreconfine, ha di recente sollevato nuove problematiche anche di ordine fiscale, che hanno riguardato, principalmente, la corretta localizzazione del lavoratore “mobile” e le modalità di imposizione dei suoi redditi. Ciononostante, non sembra che il decreto delegato sulla fiscalità internazionale abbia apportato sul punto modifiche di rilievo, meritevoli di apprezzamento. Ne esce pertanto confermata l’esigenza di ripensare le regole di allocazione del reddito derivante dall’esercizio di lavoro da remoto e di adeguare i criteri di collegamento, così da renderli conformi “alla prassi internazionale”.

The process of diffusion of smart working, especially in that part of the market char-acterized by high digitalization and the performance of work across borders, has recently raised new issues, including tax issues. These issues have mainly concerned the correct localization of the “mobile” worker and the methods of taxation of his income. Nonethe-less, it does not seem that the delegated decree on international taxation has brought about significant changes worthy of appreciation. The need to rethink the rules for allocating income deriving from the exercise of remote work and to adapt the connection criteria, so as to make them compliant “with international practice”, is therefore confirmed”.